Razza, etnia, sesso, orientamento sessuale, età, salute… Tutti costrutti sociali. Ma vale anche per i conti in banca dei progressisti? Ovviamente no
Tutto ciò che rappresenta un baluardo lungo il cammino distruttore della globalizzazione diventa un “costrutto sociale”, nei crani dei radicali e dei progressisti; un costrutto sociale creato dalla mitologica figura del maschio bianco eterosessuale privilegiato (?) che popola gli incubi dei suddetti, e che sarebbe il responsabile di ogni discriminazione. La razza, l’identità etnica, il genere, l’orientamento sessuale, le condizioni psicofisiche sarebbero solo costruzioni socioculturali – secondo i benpensanti lib-dem – e non, come invece sono, realtà biologiche costitutive della nostra esperienza umana nel mondo, e per questo andrebbero banditi in nome di una sottospecie di ecumenismo laico che si fa tributo, fondamentalmente, al capitalismo. Eh sì, perché i pingui patrimoni bancari dei radical-chic non solo non si toccano, ma nemmeno rientrano nei fantomatici costrutti sociali, talché per lorsignori il mondo si dividerebbe soltanto in ricchi e poveri, e indovinate un po’ dalla parte di chi si schierano i tromboni antifascisti… L’identità delle nostre comunità viene disgregata per fare spazio ad una società ibrida dove gli unici valori (oltre ai bancari) siano quelli plasmati dalle logiche mondialiste, inculcati a forza nelle teste delle persone. Dobbiamo dunque difendere senza “se” e senza “ma” l’identità e la tradizione, poiché in esse sta la chiave della vittoria della luce sulle tenebre del male globale chiamato mondialismo.