Il 22-23 settembre (quest’anno 23) cade l’equinozio d’autunno, che segna la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, e che assieme al 21 di marzo, equinozio di primavera, è l’unico giorno dell’anno in cui la durata del giorno e della notte si equivalgono. Questo dì coincide con l’antica festa della vendemmia celebrata dai nostri avi, e non a caso il neopaganesimo celtico vi festeggia la ricorrenza di Mabon (dal nome del giovane dio della vegetazione e dei raccolti, figlio della Dea Madre, Modron), anch’essa forma di ringraziamento agli dei per i prodotti del raccolto, da spartirsi tra la comunità nei seguenti mesi invernali. È un tripudio di frutti tardivi, baccelli, castagne, piante e foglie secche, e degli straordinari colori caldi di cui si tinge l’autunno, soprattutto nei luoghi più selvaggi. La natura lentamente muore assieme al sole e alla luce diurna, ma matura la ferrea Volontà di resistenza dell’uomo eroico, che si fa radiosa energia per vincere le tenebre e il freddo del decadimento, ovviamente da intendersi in chiave spirituale, sfociando nelle grandi celebrazioni del solstizio d’inverno (al 21-22 dicembre).
L’evento astronomico dell’equinozio d’autunno coincideva, in tempi ormai quasi del tutto andati, con attività agro-silvo-pastorali in previsione del riposo invernale, come ad esempio il ritorno delle mandrie dai pascoli di montagna a quelli di pianura, ed era segnato da due basilari operazioni agricole, quali la semina del grano e la vendemmia dell’uva; due momenti che comportano un passaggio, una trasformazione, e cioè quelli del seme, che nel ventre della terra muore per generare nuova vita, e dell’uva, che fermenta nel buio per diventare vino. L’equinozio d’autunno è così un avvenimento celeste che si verifica in concomitanza con il mutamento stagionale della natura, e che gli antichi percepivano anche come sacrale, sentendo assai più di noi quel vitale intreccio tra astrale, terreno e spirituale, alla base della sensibilità religiosa indoeuropea. Il cammino delle stagioni, scandito da solstizi ed equinozi, accompagna l’uomo nella sua vita mondana, e nel caso dell’equinozio in questione (ossia dell’ingresso all’autunno) lo prepara, materialmente e spiritualmente, al periodo di apparente morte della natura rappresentato dall’inverno. Apparente, perché con il solstizio decembrino la vitalità della luce del sole rinasce, e con essa la terra e la vita (anche spirituale) della comunità.